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EDITORIALE

Sembra quasi incredibile che nonostante siano passati 120 anni dalla scoperta del parassita Leishmania (Charles Donovan e William Leishman, 1902-1903), l’interesse per questo protozoo trasmesso da insetti vettori, e per l’ampio ventaglio di patologie ad esso collegate, sia in costante aumento. Le Leishmaniosi sono malattie causate da diverse specie di protozoi del genere Leishmania, ampiamente diffuse in tutti i Continenti, eccetto l’Australia, considerate tra le più gravi “Neglected Tropycal Diseases” (NTD), poiché in ambito umano colpiscono in particolare le fasce di popolazioni più povere o comunque soggette a squilibri immunitari, soprattutto legati a condizioni socioeconomiche non ottimali. Con buona approssimazione, si calcola che ogni anno ci siano 2 milioni di nuovi casi, per la maggior parte derivanti da localizzazioni cutanee e muco-cutanee del parassita, anche se le forme viscerali, particolarmente gravi, continuano a mietere numerose vittime in India, Africa centrale e Brasile. L’interesse veterinario per tali malattie deriva dal fatto che circa 70 specie di mammiferi sono considerati ospiti di diverse specie di Leishmania; l’infezione di roditori (Tsakmakidis et al., 2017) e canidi (Roque et al., 2014) è sicuramente la più comune anche se il ruolo epidemiologico del gatto assume un sempre maggiore interesse, alla luce degli studi eseguiti nell’ultimo decennio. In passato si riteneva che il gatto fosse meno colpito da questa zoonosi rispetto al cane, a causa di una sua naturale resistenza sia al patogeno che al vettore, anche nelle aree endemiche (Tabar et al., 2008, Persichetti et al., 2017). Per questa ragione la leishmaniosi felina (FeL) è stata per molto tempo una malattia considerata trascurabile. Il primo caso descritto di FeL risale al 1912, in Algeria, diagnosticata in un gattino domestico di 4 mesi che viveva con un bambino ed un cane entrambi affetti da leishmaniosi (Sergent et al., 1912). Nonostante questa evidenza così antica, solo nel 2007 uno studio italiano ha dimostrato per la prima volta la possibilità di trasmissione da un gatto infetto al flebotomo (Maroli et al., 2007). Lo sviluppo della medicina felina e di tecniche diagnostiche più sensibili come la sierologia o tecniche molecolari hanno portato ad un maggiore studio e attenzione verso la FeL. Tuttavia, ad oggi questa patologia resta ancora poco indagata e le ricerche e pubblicazioni al riguardo sono insufficienti; per questa ragione si suppone che la FeL sia un’infezione sotto-diagnosticata (Pennisi et al., 2015).
Anche nel cane, nonostante il sempre crescente numero di ricerche sulla leishmaniosi canina (CanL) eseguite in tutto il mondo, molti aspetti legati all’interazione ospiteparassita, alla complessità patogenetica, clinica e terapeutica, restano ancora non sufficientemente chiariti.
I due successivi articoli sono stati concepiti per fornire ai Colleghi Medici Veterinari dettagliate informazioni su aspetti patogenetici e clinici della CanL e della FeL. In particolare, viene descritto il ruolo degli immunocomplessi nella CanL e fatta un’ampia revisione della letteratura esistente per la FeL, oltre a descrivere i risultati di un’inchiesta tra i Medici Veterinari italiani riguardo alle conoscenze sulla FeL, che credo possa essere utile per includere la FeL tra le diverse diagnosi differenziali ogni qualvolta ci si trovi di fronte a sintomi clinici ad essa riconducibili. Augurando ai Colleghi una buona lettura, auspico che i due articoli possano rappresentare uno stimolo per discussioni, approfondimenti e collaborazioni cliniche e scientifiche che sono il “sale” della nostra magnifica professione, e per le quali continuo ad offrire la mia piena disponibilità.

BIBLIOGRAFIA
1. Tsakmakidis I, Angelopoulou K, Dovas C I, et al. Leishmania infection in rodents in Greece. Tropical Medicine and International Health 22: 1523-32, 2017.
2. Roque ALR, Jansen AM. Wild and synanthropic reservoirs of Leishmania species in the Americas. International Journal for Parasitology: Parasites and Wildlife 3: 251- 262, 2014.
3. Tabar MD, Altet L, Francino O, et al. Vector-borne infections in cats: molecular study in Barcelona area (Spain). Veterinary Parasitology 151 (2-4): 332-6, 2008.
4. Persichetti MF, Solano-Gallego L, Vullo A, et al. Diagnostic performance of ELISA, IFAT and Western blot for the detection of anti-Leishmania infantum antibodies in cats using a Bayesian analysis without a gold standard. Parasites Vectors 10(1):119, 2017.
5. Sergent E, Sergent E, Lombard J, et al. La leishmaniose à Alger. Infection simultanée d’un enfant, d’un chien et d’un chat dans la même habitation. Bulletin de Société de Pathologie Exotique vol 5, pp. 93-98, 1912.
6. Maroli M, Pennisi MG, Di Muccio T, et al. Infection of sandflies by a cat naturally infected with Leishmania infantum. Veterinary Parasitology 145(3-4):357-60, 2007.
7. Pennisi MG, Cardoso L, Baneth G, et al. LeishVet update and recommendations on feline leishmaniosis. Parasites Vectors 8: 302, 2015.

Additional Info

  • Authors: Oliva G.
  • Authors note: Gaetano Oliva Med Vet Professore Ordinario di Clinica Medica Veterinaria Membro WSAVA One Health Committee Membro fondatore gruppo internazionale Leishvet (www.leishvet.org)
  • Year: 2022
  • Reference: Veterinaria Year 36, n. 1, February 2022
  • Pages: 3 - 4
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