EDITORIALE - La fluidoterapia nei piccoli animali in corso di malattia critica: una strategia sensibile al contesto

La fluidoterapia endovenosa gioca un ruolo fondamentale nella gestione dei pazienti ospedalizzati, sia in medicina umana che in medicina veterinaria.1,2 Mentre un utilizzo corretto dei fluidi può essere determinante nel salvare la vita del paziente, la letteratura più recente dimostra come la fluidoterapia non sia scevra da rischi e come le sue complicazioni siano potenzialmente deleterie anche nel paziente veterinario.3,4,5 Tuttavia, ad oggi, non esiste ancora un consenso sulla strategia ottimale di fluidoterapia (es., tipo di fluidi, volume, tempo di somministrazione) da utilizzare in diverse condizioni critiche, tra cui: l’utilizzo degli amidi sintetici (Hydroxyethyl starch, HES) nel periodo perioperatorio in pazienti a rischio durante interventi di chirurgia maggiore; la rianimazione precoce con ipotensione permissiva del paziente politraumatizzato; il beneficio della rianimazione del paziente settico mediante boli di fluidi secondo la early goal-directed therapy.1 Le recenti scoperte sulla fisiologia dell’endotelio vascolare e sulla dinamica dei fluidi corporei in corso di malattia critica hanno consentito di stimare e prevedere meglio le necessità e la risposta del paziente alla somministrazione di fluidi. Questo ha portato a definire una strategia di fluidoterapia sensibile al contesto clinico (contex-sensitive), mirata alle esigenze specifiche del singolo paziente in base alle diverse fasi della malattia critica.1,3,6 Queste ultime sono state distinte sulla base delle diverse fasi d’intervento rianimatorio in: fase di riperfusione (ulteriormente suddivisibile in fase di salvataggio e fase di ottimizzazione della perfusione tissutale); fase di stabilizzazione/mantenimento; fase di guarigione o de-escalation.7,8 La prima fase di salvataggio è volta ad ottenere, mediante boli di fluidi, una pressione arteriosa accettabile e compatibile con la vita del paziente e si associa alla valutazione di parametri (clinici, clinico-patologici ed emodinamici) vicini al paziente, cosiddetti “bedside”. La fase successiva di ottimizzazione corrisponde normalmente ad uno stato di shock compensato in cui l’obiettivo è provvedere un’adeguata disponibilità di ossigeno tissutale, e di verificare se il paziente sia fluido-responsivo, valutando la risposta alla somministrazione di piccoli boli di fluidi (fluid challenge) mediante indicatori clinici, emodinamici e metabolici. La terza fase di stabilizzazione/mantenimento si associa di solito ad un quadro emodinamico stabile, in cui l’obiettivo è prevenire la disfunzione d’organo minimizzando le complicazioni legate alla fluidoterapia mediante un’appropriata valutazione del bilancio idrico del paziente. Infine, la quarta fase può rappresentare l’inizio della guarigione, in cui cominciare a svezzare il paziente dalla fluidoterapia (de-escalation). In caso di sovraccarico di fluidi nelle fasi precedenti e/o persistenza dell’insulto flogistico, in questa fase può essere opportuno rimuovere i fluidi in eccesso, potenzialmente tossici, mediante l’utilizzo di diuretici o tecniche di ultrafiltrazione.6-8 La continuità delle condizioni cliniche sopradescritte non è sempre lineare in corso di malattia critica e richiede pertanto una frequente e metodica rivalutazione del paziente. In questo contesto la fluidoterapia deve essere soggetta alle stesse prescrizioni che riguardano i farmaci, tenendo quindi in considerazione le indicazioni d’uso, il dosaggio, gli effetti collaterali e i potenziali effetti avversi. In particolare, anche in medicina veterinaria l’utilizzo dei colloidi sintetici (HES) nel paziente critico è piuttosto controverso, come analogamente l’impiego di prodotti a base di albumina umana, ed il loro impiego dovrebbe essere ponderato attentamente sul rapporto rischi/benefici.9-15 I temi appena introdotti potranno essere approfonditi dal lettore tramite i due articoli di revisione della letteratura intitolati “Bilancio idrico e fluidoterapia nel paziente veterinario critico” e suddivisi in due parti. La prima parte, dal titolo “Fisiopatologia e monitoraggio del bilancio idrico”, curata dal sottoscritto e dalla Dr.ssa Roberta Troìa, riassume le più recenti scoperte inerenti le funzioni del glicocalice endoteliale e le loro ripercussioni sulle strategie di terapia fluida e monitoraggio del paziente critico. Nella seconda parte, intitolata “Fluidoterapia: quali e quanti fluidi somministrare”, il Dr. Antonio Borrelli e la Dr.ssa Barbara Bruno daranno al lettore le informazioni più aggiornate su quali fluidi scegliere e come somministrarli in maniera sicura in corso di malattia critica. Il lettore potrà quindi ulteriormente approfondire gli argomenti trattati consultando la bibliografia a corredo dei due articoli.

BIBLIOGRAFIA
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Additional Info

  • Authors: Giunti M.
  • Authors note: Massimo Giunti - Med Vet, PhD Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Via Tolara di Sopra, 50 40064 Ozzano dell’Emilia (BO) Italia
  • Year: 2017
  • Reference: Veterinaria Year 31, n. 6, December 2017
  • Pages: 291 - 292
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