EDITORIALE - L’importanza di una corretta diagnosi in medicina comportamentale veterinaria

L’interesse per il rapporto tra l’animale da compagnia e il suo proprietario e le relative implicazioni pratiche, rappresentano una gran parte del mondo veterinario. Una buona relazione proprietario-animale permette non solo una gestione più facile, ma anche una prevenzione e un positivo intervento in caso di patologie comportamentali.
Nell’ultimo decennio la professione del medico veterinario ha subito un’evoluzione importante, rendendo la medicina comportamentale parte integrante della salute psico-fisica dell’animale. La medicina comportamentale è una materia specialistica della medicina veterinaria, che prende in considerazione le caratteristiche comportamentali del cane e il rapporto tra l’animale, il proprietario e l’ambiente, al fine di formulare una diagnosi e impostare un trattamento nel caso si sia evidenziato un disturbo del comportamento. La medicina comportamentale veterinaria è una disciplina spesso comparata all’addestramento o all’obbedienza, ma è importante sottolineare che, sebbene la gestione dell’animale possa giocare un ruolo, sia nell’espressione dei problemi comportamentali, sia nella loro risoluzione, è scorretto attribuire solamente a una cattiva gestione la causa principale dei problemi comportamentali1.
È importante comprendere che il comportamento inadeguato o indesiderabile è diverso dal comportamento patologico “non normale”. La maggior parte degli animali con disturbi comportamentali non sempre sono semplicemente gestiti in modo inadeguato, ma possono essere realmente “anormali” perché affetti da un disturbo comportamentale, quindi malati. L’aspetto fondamentale in tutto ciò è che non solamente non ci si può aspettare risposte “normali” da soggetti che non lo sono, ma è anche estremamente pericoloso impostare un qualsiasi trattamento ignorando tale presupposto2. Il medico veterinario esperto nel trattamento dei disturbi comportamentali si trova nella posizione ottimale per valutare le deviazioni del comportamento normale, sia che sussista una causa organica del disturbo (per esempio un’alterazione ormonale, un problema dermatologico o neurologico), sia che si tratti di comportamento anormale non legato ad altre cause organiche. Conseguentemente può impostare il trattamento adeguato in base al tipo di patologia diagnosticata. La diagnosi differenziale deve essere effettuata prendendo in considerazione e valutando tutto l’organismo animale, soma e psiche, nel suo funzionamento e nelle sue possibili alterazioni. Il corpo e la mente si influenzano a vicenda e sarebbe scorretto considerarli e trattarli come due entità separate1.
Tale assunto vale per tutti i disturbi comportamentali, ma ancora di più per quei problemi, come i disturbi compulsivi o la disfunzione cognitiva degli animali anziani, dove, la valutazione dell’intero organismo animale e fondamentale per un corretto approccio diagnostico. I disturbi compulsivi sono una patologia ancora poco conosciuta in medicina comportamentale veterinaria e per questo spesso sovra diagnosticata. Gli approfondimenti diagnostici sono indispensabili in tali casi per orientarsi verso una più accurata diagnostica differenziale e per individuare la reale causa del problema4.
Il comportamento compulsivo viene considerato come espressione di stress, frustrazione o conflitto prolungati nel tempo e particolarmente ripetuti possono esitare in comportamenti conflittuali che danno luogo a disturbi compulsivi. I comportamenti compulsivi appaiono anomali perché si esprimono fuori contesto e sono spesso ripetitivi, esagerati e prolungati nel tempo. Questi comportamenti hanno tra loro una fisiopatologia simile (ad esempio cambiamenti nei sistemi serotoninergici, dopaminergici e delle beta-endorfine)5. Anche negli animali anziani, il calo nella salute fisica e i cambiamenti nella consapevolezza e reattività mentale, li rendono particolarmente predisposti all’insorgenza di una serie di patologie che possono comportare una notevole sfida diagnostica e terapeutica per il veterinario.
La Disfunzione Cognitiva condivide i suoi sintomi con molte altre patologie e, con il passare degli anni, aumenta la possibilità che l’animale anziano sia colpito contemporaneamente da più di una malattia compromettendo ulteriormente il quadro clinico, diagnostico e terapeutico6. Nell’ambito della terapia, può essere necessario somministrare più farmaci ed è compito del veterinario valutare la corretta associazione tra le diverse molecole in modo da evitare pericolose controindicazioni
per il paziente. Pertanto, il trattamento di una patologia può aggravarne un’altra: in un quadro in cui anche una semplice variazione nella dieta può avere ripercussioni su altri sistemi, risulta evidente la complessa interazione esistente tra queste malattie e lo sforzo che è indispensabile mettere in atto per la loro gestione7.
Al contrario dei disturbi compulsivi, la disfunzione cognitiva degli animali è una patologia sottostimata: la scarsità di informazioni è legata principalmente alla mancata consultazione dei medici veterinari da parte dei proprietari, i quali spesso considerano l’insorgere di alcuni comportamenti problematici come una normale e inevitabile evenienza dell’età senile8. Inoltre c’è scarsa consapevolezza a riguardo anche da parte dei medici veterinari, probabilmente a causa dell’assenza di chiare linee guida nella diagnosi, che rende estremamente difficoltoso nella pratica comune distinguere animali anziani con una riduzione fisiologica delle capacità cognitive, propria dell’età, da animali anziani con sintomi di Disfunzione Cognitiva9. L’unico modo per affrontare adeguatamente queste patologie è conoscerle a fondo: il veterinario deve esporre al proprietario tutti i possibili approcci terapeutici, valutandone i pro e i contro tenendo sempre presente che ogni cane e ogni proprietario hanno le proprie necessità e priorità individuali e l’obbiettivo che si vuole raggiungere è quello di migliorare il benessere generale sia del cane, sia del proprietario.

BIBLIOGRAFIA
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Additional Info

  • Authors: Palestrini C.
  • Authors note: Clara Palestrini, Med Vet, PhD, ECAWBM
  • Year: 2019
  • Reference: Veterinaria Year 33, n. 4, August 2019
  • Pages: 187 - 188
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