In questo numero, Veterinaria pubblica due review riguardanti entrambe il vasto argomento della farmacologia anestesiologica. Nella prima, si offre una revisione ragionata della letteratura su un classico argomento clinico, cioè l’uso delle benzodiazepine (BZD) nei piccoli animali. Questi farmaci sono a disposizione dal 19601 e sono utilizzati in anestesiologia umana per sedare e determinare ansiolisi. Le BZD sono da molto tempo disponibili in Medicina Veterinaria, basti pensare che il primo articolo veterinario che ne studia l’effetto nel cane risale al 19892! Questo ci potrebbe far pensare che la letteratura sull’argomento sia abbondante ed esaustiva e che, quindi, il loro utilizzo sia supportato da robusta evidenza. In realtà, ad oggi, molti anestesisti veterinari si dividono sull’idea se sia veramente vantaggioso somministrarli
in premedicazione o in coinduzione, così da ridurre significativamente la quantità di anestetico induttore che è imputato di maggior effetto di depressione cardiovascolare.
L’articolo, analizzando gran parte della letteratura sull’uso anestesiologico delle BZD nei piccoli animali, cerca evidenze su vantaggi e svantaggi di queste molecole, cercando di fare chiarezza su uno di quei classici argomenti divisivi in ambito anestesiologico veterinario.
Il secondo articolo è stato pensato, invece, come una raccolta di consigli pratici che aiutino il clinico ad un uso più sicuro dell’anestesia totalmente endovenosa (TIVA).
Tanto l’articolo sulle BDZ prende origine dalla letteratura, cercando di rispondere alla domanda implicita sul ruolo di questi farmaci nei piccoli animali, quanto il secondo parte dall’esperienza degli autori per elaborare una serie di raccomandazioni pratiche che inducano maggiore confidenza nell’uso della TIVA. Nonostante i vantaggi clinici e pratici del suo uso3,4,5, l’impressione è che questa tecnica continui ad essere considerata da molti clinici una tecnica secondaria rispetto a quella gassosa.
Eppure, è difficile pensare di poter risolvere al meglio procedure che implichino l’estubazione del paziente, come pure l’anestesia di soggetti emodinamicamente instabili, o ancora, la sedazione prolungata, senza avere la conoscenza teorica e pratica della TIVA.
Se fare anestesia nella contemporaneità vuol dire trovare il miglior protocollo anestesiologico che, da una parte, soddisfi le esigenze del paziente e, dall’altra, faccia in modo che la procedura sia svolta nelle migliori condizioni possibili, questo non può esimere il clinico dall’avere una certa padronanza della TIVA. Gli autori, consci dell’abbondante letteratura disponibile sulla teoria dietro ad una TIVA6,7, hanno deciso di coprire una parte del ”how to do it” altrettanto cruciale, mettendo a disposizione la loro esperienza e condensandola in una serie di raccomandazioni pratiche, volte a rendere l’esecuzione della tecnica più accorta e sicura anche da parte del neofita.

BIBLIOGRAFIA
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5. Sarotti D, Rabozzi R, Franci P. Impact evaluation of two different general anesthesia protocols (TIVA with propofol vs isoflurane) on the total number of interventions to treat cardiovascular depression or arousal/movement episodes in dogs undergoing orthopedic surgery receiving an intrathecal anesthesia. Journal Veterinary Medicine Science 78:1549-1555, 2016.
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7. Absalom AR, Mason KP. Total Intravenous Anesthesia and Target Controlled Infusions. A Comprehensive Global Anthology. Berlin, Germany: Springer, 2017.