DERMATOLOGIA VETERINARIA OGGI: TRA TERAPIE AVANZATE E NOVITÀ NELLE GENODERMATOSI FELINE
Negli ultimi anni, l’interesse per le terapie non farmacologiche e non invasive ha guadagnato sempre più terreno in medicina veterinaria, in dermatologia così come in altre discipline specialistiche. La review pubblicata in questo numero di Veterinaria rappresenta una preziosa e aggiornata revisione sull’utilizzo della terapia luminosa nella gestione delle malattie cutanee del cane e del gatto in tutte le sue forme più rilevanti: fotobiomodulazione (PBM), fotobiomodulazione fluorescente (FBM) e terapia fotodinamica (PDT).1,2 Attraverso un’analisi critica e ben documentata, l’autrice descrive i meccanismi d’azione a livello cellulare e molecolare, chiarendo come la luce, assorbita da cromofori specifici nei tessuti, possa modulare infiammazione, promuovere la riparazione tissutale e influenzare la risposta immunitaria.1,3 La fotobiomodulazione fluorescente è una tecnologia recente che, se dimostrata efficace contro infezioni batteriche, inclusi organismi multiresistenti, potrebbe contribuire alla riduzione dell’uso di antibiotici.2 La review fornisce inoltre un’ampia panoramica delle applicazioni cliniche oltre che sulle infezioni batteriche e disbiosi cutanee anche sulle ferite e sull’ alopecia X. Si tratta per certo di evidenze preliminari che però possono essere considerate incoraggianti. Saranno necessari studi più approfonditi e protocolli standardizzati, per confermare l’efficacia e garantire la riproducibilità dei risultati. La terapia luminosa si inserisce in un contesto scientifico in rapido sviluppo, dove le conoscenze maturate in medicina umana trovano oggi un fertile terreno di applicazione anche in veterinaria.
I potenziali benefici clinici associati all’assenza di effetti collaterali documentati rendono la terapia luminosa uno strumento terapeutico già oggi applicabile nella pratica quotidiana del dermatologo veterinario.3
Così come la terapia luminosa anche la genetica rappresenta un campo affascinante, in continua e rapida evoluzione sia nella medicina umana che veterinaria. La review che troverete nelle prossime pagine dedicata alle genodermatosi del gatto offre una panoramica aggiornata, rigorosa e ben documentata su un argomento di grande rilevanza sia per il clinico e per il ricercatore. Troverete ben integrati fra loro dati clinici, citologici e genetici relativi alle principali condizioni ereditarie cutanee feline, spaziando dall’ epidermolisi bollosa alla sindrome di Ehlers-Danlos, dalle displasie follicolari alle malattie rare come l’acrodermatite enteropatica del Turco Van.4,5
Di particolare interesse è l’approfondimento su razze con fenotipi peculiari - come Sphynx, Lykoi e Birmano - la cui selezione ha permesso l’identificazione di mutazioni specifiche nei geni KRT71, FOXN1 e HR, aprendo nuove prospettive nella comprensione del legame tra mutazioni genetiche, struttura di cute e annessi e aspetti clinici.4,6 Emergono inoltre spunti importanti per la pratica clinica quotidiana come, per esempio, la possibilità di riconoscere precocemente queste condizioni, soprattutto grazie alla loro tipica insorgenza in età neonatale o giovanile e il valore crescente dei test genetici per confermare il sospetto diagnostico. La prospettiva è di avere implicazioni sempre più importanti per la diagnosi e future terapie mirate, come già avviato in ambito umano per alcune malattie. Buona lettura!
BIBLIOGRAFIA
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