EDITORIALE - Enteropatie croniche: passato, presente e futuro

Nella pratica quotidiana i disturbi gastrointestinali costituiscono una delle problematiche più comuni per le quali viene richiesto l’intervento del medico veterinario sia nel cane che nel gatto, e al tempo stesso più insidiose, in quanto una mancata ed esatta individuazione della causa o un approccio diagnostico e terapeutico non del tutto adeguati, possono causare il procrastinarsi dei sintomi e l’insoddisfazione del proprietario che inizia così un percorso itinerante collezionando consulti specialistici, indagini collaterali e terapie non risolutive. D’altro canto però, la gastroenterologia veterinaria ha subito negli ultimi anni un cambiamento radicale grazie alla ricerca clinica e di laboratorio da un lato, con l’acquisizione di nuove informazioni, e al notevole miglioramento delle possibilità diagnostiche dall’altro (i.e. markers di infiammazione gastrointestinale quali l’escrezione fecale della calprotectina; endoscopia digestiva; tecniche molecolari per valutare l’espressione delle citochine infiammatorie; clonalità linfoide/immunoistochimica; ibridazione fluorescente in situ). Relativamente ai progressi compiuti si pensi per esempio al punteggio CCECAI nel cane o a quello FIBDAI nel gatto, sviluppati nel tentativo di rendere oggettiva la sintomatologia clinica e di valutare la risposta del paziente al trattamento; oppure alla standardizzazione del referto endoscopico ed istologico proposti dal World Small Animal Veterinary Association; o ancora alla scoperta dell’immunità innata intestinale e del microbiota e di come la disregolazione di alcune molecole coinvolte nei meccanismi di difesa o la presenza di determinati microrganismi possa causare l’insorgenza di processi infiammatori cronici o contribuirvi almeno in parte; o al termine di enteropatia cronica, coniato di recente per meglio caratterizzare un gruppo di disordini infiammatori intestinali per i quali l’uso del termine IBD (inflammatory bowel disease) non appariva più appropriato. Storicamente, le enteropatie croniche sono state definite sulla base della loro descrizione istologica, ma questo si è rivelato nel tempo poco utile nel comprenderne la natura. Da un punto di vista pratico, poi, la presentazione clinica, le alterazioni clinicopatologiche e talvolta anche la risposta alla terapia possono sembrare simili (gatti con IBD o linfoma alimentare), e il veterinario si trova così a dover formulare una diagnosi tutt’altro che ovvia. Inoltre, l’analisi rischio-beneficio della biopsia intestinale suggerisce che perseguire una diagnosi istologica non è sempre utile; così come il ricorso ad alcune indagini di laboratorio non è sempre agevole oppure è poco standardizzato, richiede tempi di esecuzione e costi al momento non sostenibili da tutti, o addirittura è accessibile solo a scopo di ricerca. Questo significa che spesso la diagnosi viene formulata sulla base della risposta ai così detti “trials” (manipolazioni dietetiche e trattamenti farmacologici empirici e seriali), con non poche difficoltà di esecuzione ed interpretative, dovute talvolta alla mancanza di un corretto approccio al paziente, talvolta invece alla scarsa collaborazione del binomio animale/proprietario. A tutto ciò si aggiunge il fatto che alcuni pazienti, di recente classificati come affetti da una “enteropatia non-responsiva”, oltre a non essere ben inquadrabili da un punto di vista diagnostico, non rispondono neppure alle terapie attualmente disponibili. Sarebbe auspicabile poter disporre di test di laboratorio che consentano di formulare una diagnosi senza dover ricorrere ai “trials”; ma per questo bisognerà attendere ancora. Nel frattempo, quello che possiamo fare è tenerci aggiornati con la letteratura scientifica per garantire un elevato standard professionale ai nostri pazienti. A questo proposito abbiamo deciso di sensibilizzare i lettori di Veterinaria con due reviews sull’argomento. Entrambe sono finalizzate ad acquisire una conoscenza approfondita sulle enteropatie croniche e sull’endoscopia, al fine di inquadrare correttamente il paziente, saper interpretare i frequenti quadri clinici, sapere selezionare attentamente i casi da sottoporre all’endoscopia e impostare la migliore terapia. Un buon motivo quindi per dedicare tempo e attenzione alla lettura di questo numero di Veterinaria.

Additional Info

  • Authors: Gianella P.
  • Authors note: Paola Gianella - PhD, Dipl. ACVIM-SAIM Ricercatore TD Dipartimento Scienze Veterinarie Grugliasco (To)
  • Year: 2018
  • Reference: Veterinaria Year 32, n. 3, June 2018
  • Pages: 195 - 196
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