Le malattie prostatiche nel cane sono molto comuni soprattutto se si considera l’iperplasia prostatica benigna (IPB), patologia che per eziologiae decorso ha molte similitudini con la medesima forma presentata dall’uomo. Altre forme che si osservano sono le patologie infiammatorie/infettive e le neoplastiche, che pur essendo minori in frequenza rispetto all’IPB, possono determinare, oltre ad una sintomatologia sistemica,anche una riduzione o perdita del potenziale riproduttivo. Nel passato le patologie prostatiche venivano spesso affrontate con una clinica ed una diagnostica spesso minimale che si traduceva di frequente in una terapia comune, l’orchiectomia, eventualmente associata ad altre forme di chirurgia nel caso di ascessi o cisti prostatiche. Se da un lato una terapia così generica poteva sortire dei benefici, dall’altro portava alla definitiva perdita della fertilità, spesso già ridotta dalla patologia stessa. Queste patologie colpiscono l’animale non solo come individuo, ma anche come riproduttore. L’aumento della prospettiva di vita degli animali e la maggiore attenzione da parte dei proprietari, unita anche all’interesse da parte degli allevatori di salvaguardare l’attività riproduttiva, ha determinato un forte sviluppo sia delle tecniche diagnostiche utilizzate che delle terapie proposte. Una terapia risulta adeguata solo se si applica a seguito di una corretta diagnosi, anche le patologie prostatiche non sfuggono a questa regola. Frequentemente l’approccio clinico alle malattie prostatiche non è semplice, queste patologie infatti possono presentarsi in contemporanea tra di loro, possono essere asintomatiche e spesso sottovalutate a causa del fatto che molti dei principali sintomi di malattie prostatiche non sono specifici. Sintomi sistemici, segni delle basse vie urinarie, anomalie della defecazione e disturbi della locomozione sono sintomi che si osservano nelle malattie prostatiche, ma sono anche presenti nei disturbi del tratto urinario, intestinale e nelle patologie ortopediche. Oltre gli esami collaterali che più frequentemente vengono utilizzati, come l’esame ecografico, citologico,batteriologico, è recentemente disponibile un kit per il dosaggio della CPSE (canine prostate specific esterase) che è la proteina più abbondante nelfluido prostatico del cane (più del 90%). La possibilità di valutare la CPSE nel siero rappresenta unnuovo elemento utile nella pratica clinica, come test di screening per la prevenzione dell’IPB o come test di routine durante il follow-up. Anche in termini di terapia sono da registrare notevoli sviluppi sia per la terapia medica che per quella chirurgica. In entrambi i casi le terapie odierne permettono di ottenere buoni risultati anche in termini di salvaguardia dell’attività riproduttiva, alcuni dei farmaci usati non interferiscono con il mantenimento di una buona libido e della spermatogenesi e le tecniche chirurgiche utilizzate permettono di essere molto meno invasivi sulla ghiandola prostatica, permettendone la sua funzione a patologia risolta.Oggigiorno il clinico o lo specialista che si appresta a gestire casi di patologie prostatiche riceve sicuramente una maggiore gratificazione in termini di risultati ottenuti, grazie allo sviluppo delle tecniche diagnostiche e dei trattamenti disponibili.
EDITORIALE - Iter diagnostico e trattamento delle patologie prostatiche nel cane: “una gestione a volte complessa”
Additional Info
- Authors: Zambelli D.
- Authors note: Daniele Zambelli, Med Vet, PhD, Dipl ECAR Bologna
- Year: 2018
- Reference: Veterinaria Year 32, n. 2, April 2018
- Pages: 69 - 70
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Year 32, n. 2, April 2018